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Il Teatro Patologico di Dario D’Ambrosi

Il giorno 15 dicembre 2022 alle ore 20:00, presso il Theater der Allemanischen Bühne e.V., ha avuto luogo, per la prima volta in Germania, lo spettacolo realizzato da Dario D’Ambrosi ed il suo Teatro Patologico.

Ideatore e fondatore del Teatro Patologico, D’Ambrosi si occupa dal 1992 di un lavoro unico ed universale, ossia quello di trasformare il teatro in speranza, in luogo di apprendimento per persone con disturbi mentali.
L’Associazione Teatro Patologico è cresciuta sempre più negli anni fino a quando fino ad ottenere il suo primo teatro stabile nel 2009 a Roma.

Il fondatore e ideatore del Teatro Patologico Dario D’Ambrosi è stato accolto in Consolato giovedì 15 dicembre dalla Console Francesca Toninato. Il dialogo cordiale prima dell’evento teatrale ha sottolineato l’attenzione mostrata dal Consolato sui temi cari all’associazione come inclusione sociale ed integrazione. Il fondatore si è detto emozionato per questo debutto in Germania.

“Tutti non ci sono” è il titolo dell’opera che è stata messa in scena a Friburgo da Dario D’Ambrosi.
Lo spettacolo inizia con la proiezione di un filmato girato a New York che mostra un paziente psichiatrico uscire da un ospedale con una gabbietta vuota in mano, e vagare senza meta per la metropoli.
L’uomo indossa un camice, un pigiama ed un paio di pantofole; ha il volto bianco e smagrito.
È il 1978 e in ossequio alla Legge 180 di Franco Basaglia, chiudono i manicomi. I pazienti vengono dimessi dagli ospedali psichiatrici, catapultati nella città senza alcun criterio, senza considerare le ripercussioni negative sulle vite di queste persone. Il paziente viene quindi rappresentato da solo, nel caos cittadino, l’unico oggetto che ha con sé è una gabbia vuota. Dopo lungo peregrinare il protagonista arriva di fronte la porta di un teatro: si passa così dal filmato all’azione scenica. L’esterno, la società, diventa così il pubblico che si ritrova a confrontarsi con l’uomo in questione, scaturendo in seguito lunghe e profonde interrogazioni e riflessioni.

Il pubblico in sala, emozionato e colpito, si è detto entusiasta di quella che è stata definita una vera e propria esperienza di vita.

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